Sugar tax in Italia sarà davvero utile per contenere l’esagerato consumo di zucchero?

di Silvia Menini

La Sugar Tax è quell’imposta che doveva entrare in vigore dal primo luglio 2024 ma che invece slitta al 2025 e colpirà le bevande zuccherate. L’obiettivo? Abbatterne i consumi.

Vediamo ora nel dettaglio qualche informazione in più per capire se effettivamente questa nuova tassa ha senso o meno.

Quando è arrivata la comunicazione di questa nuova tassa, le polemiche non sono state di certo poche aprendo un acceso dibattito al governo tanto che è stato deciso di rimandarla al 2025.

La sugar tax consiste in una imposta sulle bevande zuccherate (o con edulcoranti?), introdotta con l’obiettivo di contrastare l’obesità e altre problematiche legate al consumo eccessivo di zuccheri.

Rappresenta, però, uno dei provvedimenti più controversi degli ultimi tempi.

Tale misura, concepita per colpire le bevande edulcorate, si applicherà a una vasta gamma di prodotti, dalle classiche bibite gassate ai succhi di frutta addizionati di zucchero o dolcificanti. L’obiettivo principale è scoraggiare il consumo di bevande ad alto contenuto di zuccheri, spingendo i consumatori verso scelte più salutari e riducendo così il rischio di obesità e diabete.

Era già stata posticipata per anni e, in pratica, era un modo come un altro per far quadrare i conti del Tesoro ma ha riscosso il disappunto di Forza Italia, suscitando dibattiti anche circa la reale efficacia di tale misura e sul suo impatto sull’economia e sull’occupazione.

Le previsioni sull’impatto economico della sugar tax sono discordanti: se da un lato il governo auspica una riduzione del consumo di bevande zuccherate e un miglioramento della salute pubblica, dall’altro i produttori e alcune associazioni prevedono un calo delle vendite, tagli agli investimenti e rischi occupazionali significativi.

L’Associazione dei produttori di bevande analcoliche in Italia (Assobibe) ha stimato una riduzione delle vendite del 16%, con conseguenti tagli agli investimenti e ai posti di lavoro (stimati a circa cinquemila). Inoltre, si prevede un aumento dei prezzi al consumatore finale, poiché le aziende potrebbero scaricare almeno in parte il costo della tassa sui prodotti.

Come già accennato, questa tassa sembra più un modo per fare cassa piuttosto che effettivamente incidere sullo stile alimentare visto che, molto probabilmente, il consumo di bibite zuccherate rimarrà invariato. Da cosa lo si deduce?

Da quando tale tassa entrerà in vigore, un litro di Coca-Cola o Fanta costerà 1,75 euro anziché 1,70, mentre una bibita alla cola o un’aranciata a marchio dei supermercati costerà 0,85 invece che 0,80.

Un incremento di prezzi che certamente non influirà eccessivamente sui consumi delle stesse.

Se si hanno dubbi al riguardo, è sufficiente andare a vedere quello che è successo negli altri 50 Paesi che hanno adottato una Sugar Tax con un sovrapprezzo minimo come accadrà (Forse) in Italia. Il risultato? Nei paesi dove il sovrapprezzo era minimo come quello che si prevede in Italia i consumi sono rimasti pressoché identici, solamente dove tale incremento di prezzo ha raggiunto il 20-30% allora si è registrato un vistoso calo dei consumi.

Che senso ha, poi, applicare una tassa senza un adeguato programma di campagne di educazione alimentare e iniziative finalizzate alla riduzione del consumo dei prodotti zuccherati?

Se poi si continuano a vendere merendine, yogurt zuccherati, cioccolato pieno di zucchero, caramelle, zucchero presente negli affettati, in scatolame, sughi etc. che senso ha?

Sembra ovvio che quello che interessa non è certo la salute dei cittadini in quanto, come si può ben capire l’eccesso di zucchero nella dieta degli italiani è un vero problema.

Secondo uno Studio sui Consumi alimentari in Italia (fonte CREA), in Italia si consumano in media 83 g di zuccheri semplici al giorno contro i 50 consigliati per una dieta da 2000 Kcal, che sono già comunque tanti.

Ogni anno si bevono 54 litri di bevande gasate a testa, che corrispondono a 5 kg di zucchero pro capite.

Senza considerare poi l’indice di obesità fra i bambini di 8-9 anni che, fra i 50 Paesi della regione europea, vede l’Italia al quarto posto con il 30% di soggetti obesi e in sovrappeso.

Un altro dato riposta che il 24,6%dei bambini consuma bibite zuccherate e/o gassate tutti i giorni.

 

 

 

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